Egidio Di Ponzio

La ricerca ermetica della verità

 

Affrontare l’espressione pittorica di Egidio Di Ponzio è un po’ come percorrere un sentiero impervio di montagna, convinti di raggiungere, alla fine, la vetta. Sul più bello ti trovi, invece, sull’orlo di un abisso dal quale è impossibile guardare giù; per vincere la paura, sei costretto ad inginocchiarti e poi a distenderti per terra e, lentamente riprendere sicurezza e fiducia e quindi osare allungare lo sguardo per penetrare con gli occhi il vuoto, l’abisso che scopri divenire il macrocosmo dove è quasi inattuabile il ritrovarsi, il collocarsi e il definire la dimensione umana.

 

Lentamente avverti, come per incanto, la presenza dell’uomo diffusa nell’atmosfera, nel buio, nelle cose tutte che prendono forma e visione. Vinci così il buio, la non visione immediata e la distrazione.

 

Comprendi subito che il terrore della solitudine, le ostilità del mondo semplice e complesso, la condizione umana hanno costretto il nostro artista a ricercare altrove la libertà, la purezza e la bontà d’animo.

 

Ma chi è Egidio Di Ponzio?

 

Informarsi sulla sua attività artistica è molto facile. E’ scritto che è artista, ma anche filosofo, matematico, accademico, membro onorario dell’Accademia internazionale di logica e filosofia matematica, diplomato Honoris causa maestro di pittura, insignito dalla Regina Elisabetta II d’Inghilterra nel 1975 e via di seguito, quasi a voler concludere qualsiasi intervento, evitando di affondare nel significato artistico della pittura di Di Ponzio.

 

La sua presenza è registrata a Ginevra, Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Berlino, Praga, Monaco, Vienna, Bucarest, Sofia, Mosca e Londra. E’ d’uopo sottolineare che questa vetrina d’arte proviene da Nizza dove ha avuto luogo la Fiera internazionale dell’Arte Contemporanea. Nel programma della Fiera promossa da Art Jonction International è scritto che l’Italia, questo anno, è rappresentata in maniera importante con la partecipazione sensibile di artisti creatori di oggetti e di editori d’arte nelle diverse espressioni artistiche.

 

Di Ponzio non vive la propria vita da inosservato, ma da protagonista, severo con se stesso e adirato verso gli altri. Qualcuno ha voluto tentarlo anche politicamente, ma il nostro artista è difficilmente catturabile in questo senso, vista la storia della politica italiana.

 

L’espressionismo dell’arte di Di Ponzio, caratterizzata da colori specifici utilizzati per il tramonto, per il notturno, per i fiori, per le sue nature morte, per le sue creazioni tutte, sono composti da pigmenti, molecole di vario genere, che da soli conferiscono e creano la luce. Alla base delle sue composizioni sembra esserci una frantumazione dell’immagine, come se una violenta esplosione avesse sgretolato ogni cosa togliendone la forma e suggerendo la presenza di incubi, di fantasie, di visioni irreali.

 

Quell’abisso rimane, allora, la fonte d’origine per il nostro artista che, con gioia, alla domanda di un possibile suo significato, ti risponde, soddisfatto e felice: “Toh! Che ne so io” In quel vuoto Di Ponzio libera e lascia cadere le forze del suo inconscio, rifiuta le leggi degli uomini per ricercare quelle della ragione e si esprime in libertà assoluta attraverso il suo modo di essere, di dipingere, i simboli, il casuale, il supernaturale, il surreale.

 

Di Ponzio rifiuta il narrativo, l’esplicativo per ricercare una comunicazione vera ed autentica, più allusiva che evocatrice e, per questo, difficile e dolorosa. L’artista ricerca ermeticamente la verità e questo determina nel fruitore stati emotivi sfuggenti e dimenticati.

 

E’ pittura difficile; pittura per pochi; arte  che appartiene al proprio tempo perché ne interpreta la filosofia di vita che l’artista riesce ad esprimere non solo filosoficamente, ma anche simbolicamente, conferendo un significato così profondo e così complesso che sfugge alla semplice analisi. Ecco allora che la narrativa rimane, comunque, alla base del suo pensiero creatore attraverso i pigmenti che lui utilizza. Tutto sembra essere connaturale, o meglio, con – natur – azione o, se volete, agire in natura.

 

Nelle opere del nostro artista permane una espressione profonda di ringraziamento per la natura che appare un tutt’uno insiemisticamente che definisce il suo profondo romanzo strutturale. L’uomo in primo piano, poi l’ambiente con i suoi derivati, quindi l’universo con la sua fonte di luce, di vita, di speranza per un uomo più uomo. Non conoce il nome dei fiori, sa solo che essi gli suggeriscono forme, pensieri, parole, sintagmi, equazioni che, molto spesso, non raggiungono il risultato giusto; il risultato, però, va ricercato altrove, forse oltre la ragione, nella somma dei numeri irreali che definiscono un totale non rispondente, ma esatto e che prelude il fallimento o la bancarotta a causa di  espansioni che sommergono i punti fissi, le certezze di sempre, i riferimenti che pongono l’uomo e la sua ragione al di sopra di ogni malespansione che appare essere, ahimé, la sola realtà in una pittura che denuncia la stessa realtà e ci pone in guardia dai mali distruttori del presente.

 

In questo senso credo che forme e colori siano da interpretare soggettivamente, inserendoci anche quel narrativo, inizialmente mancante e ora stupendamente cromaticizzato, ma occorre stare attenti a non superare quel limite oltre il quale l’abisso ti accoglie per sempre.

 

Egidio Di Ponzio ci indica la chiave di lettura per interpretare il futuro attraverso il suo presente, prepotentemente futurista, in termini di spietata analisi contemporanea.

 

In questo senso e in questa ottica, la difficile opera  appartiene al proprio tempo e rappresenta un lato, un carattere della complessità del pensiero moderno.